mercoledì 29 agosto 2007

Khaled Hosseini,Il cacciatore di aquiloni


Riprendiamo Agosto con un libro che forse non è da ombrellone perchè una volta iniziato al mare ci andrete ben poco,sempre che riusciate a staccarvi dalle pagine che divorerete senza neanche accorgervene.Un libro profondo e toccante in cui tutte le convinzioni che vi create andando avanti con la lettura vengono stravolte a colpi di soprese inaspettate.Da non perdere soprattutto perchè uscirà presto nelle sale il film che non vale neanche un millesimo di questo capolavoro cartaceo...Ecco la recensione ufficiale:
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.

giovedì 3 maggio 2007

Le Mani


A cosa servono le mani?
A tante cose,noi le usiamo quotidianamente ma quando le mani non le hai più,quando non hai una casa,una famiglia che ti hanno ucciso componente per componente,cosa fai?Con chi te la prendi?Probabilmente a quel punto ogni individuo,ogni essere umano che sta bene è giusto che sia preso di mira,per fargli capire cosa hai provato.
Selim aveva freddo. Sua nonna diceva che se ti concentravi fortemente alla fine le cose si avveravano. Selim chiuse gli occhi e si concentrò sulla sensazione di calore che provava, quando stava vicino al focolare. Riaprì gli occhi, però il freddo c’era lo stesso. Allora alzandosi con fatica sulle gambe arrivò fino alla coperta. La coperta era di ruvido cotone e sopra di essa era ricamata una bandiera americana. Ma Selim non poteva sapere che era ruvida: aveva perso le mani.
Anni fa, quando giocava con la sua sorellina Sahna vicino al pozzo una mina esplose uccidendo Sahna e portandogli via le mani. Da quando aveva perso le mani Selim era diventato inutile: non poteva giocare a pallone, non poteva aiutare la sua mamma e non poteva andare con suo fratello Mohamed nelle sue spedizioni così misteriose. Un giorno arrivarono i signori con gli elmetti e lanciarono addosso a Mohamed un fuoco di artificio e da quel giorno Mohamed andò insieme a suo padre nel posto da cui non si ritorna.
Selim si acciambellò nella coperta alla ricerca di un pò di calore e con la speranza che la fredda baracca di legno in cui viveva si sarebbe presto riscaldata. Alla mattina Selim si alzò e andò nell’angolo, che lui e la sua mamma avevano adibito a dispensa e sconsolato nel trovarla quasi vuota, prese con fatica una fetta di pane ammuffito e gustandolo boccone per boccone iniziò a mangiarselo. Dopo aver finito di mangiare il rancido pane Selim si alzò e andò al pozzo per prendere quella poca acqua che rimaneva. Caricandosi sulle spalle i secchi mezzi vuoti si avviò verso casa lottando contro l’arido caldo che gli rendeva secca la gola e gli pizzicava gli occhi. Arrivato a casa mollò subito i secchi e corse in casa: la sua mamma era arrivata. Sharefa, la madre di Selim era una donna sulla trentina ma gli occhi infossati e le numerose rughe che ne segnavano la faccia la facevano sembrare un avvoltoio spennacchiato; ma non per Selim: infatti, era la donna misteriosa e affaticata che gli portava sempre dei regali e del cibo. Infatti, Saharefa teneva tra le raggrinzite mani un fagotto contenente della dura carne di montone. Sua mamma stava via per molti giorni senza che Selim sapesse niente, poteva tornare dopo un giorno o dopo un mese nel frattempo Selim era abbandonato alle amorevoli cure dell’arido deserto del Arub Lut. Un giorno Sharefa disse a Selim: Starò via per un po’. Da quel giorno Sharefa non tornò più.
Da quel giorno passò molto tempo e il ricordo di Sharefa si sbiadì, ma non svanì mai del tutto. Restò come un ronzio in fondo alla testa.
Quel giorno il caldo era opprimente non lasciava scampo, Selim decise di andare alla locanda, mentre entrava l’insegna con le scritte arabe Da Gigi si muoveva sbatacchiata dal vento.
Entrato nella locanda dove di solito trascorreva il tempo, un familiare ronzio lo attirò: era la scatola delle immagini colorate. Trasmettevano le immagini di un aereo che si schiantava contro un palazzone. E poi l’immagine della sua mamma. Selim aveva capito. Avevano ammazzato la sua mamma, che aveva preso l’aereo. Selim schizzò fuori dalla locanda lottando contro la tormenta di sabbia che imperversava in quel momento. Perchè gli avevano tagliato le mani?Perchè gli avevano ucciso il fratello? Perchè suo padre era morto? Perché sua mamma era stata ammazzata? Ora tutto diventava più chiaro.
Fischi, urla, spari, sangue, molto sangue.
Si dice che quando una persona muore riveda spezzoni della sua vita.
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Alessandro Baricco,Novecento


Siamo giunti al mese di Aprile e dopo i due libri precedenti che affrontavano diversi temi,dalla guerra alla criminalità romanzata,arriviamo a proporvi un brevissimo libro(di una cinquantina di pagine) che racconta la paura di un uomo,il più grande pianista del '900.Da questo libro è stato anche tratto il film "La leggenda del pianista sull'Oceano" di Giuseppe Tornatore.
Ecco la trama ufficiale:
E’ un monologo, la storia di Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, pianista sul transatlantico Virginian, raccontata dall’amico suonatore di tromba. Novecento viene abbandonato in fasce sulla nave da una coppia di emigranti e viene allevato da un macchinista. Passa i primi anni della sua vita nascosto nel ventre della nave, facendo la spola tra Europa e America, senza mai toccare terra: i suoi elementi naturali sono il transatlantico, il mare e i numerosi emigranti con le loro speranze.
Da autodidatta, diventa un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa, e si esibisce tutte le sere. Anche se non ha mai visto che mari e porti, viaggia moltissimo, con la fantasia, carpendo le notizie dai passeggeri che incontra. Così diventa una leggenda: dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché.

Gino Strada,Pappagalli verdi


Vi ricordate quando circa un mese fa vi presentammo un libro,quello di Ammaniti (Io non ho paura).In quella occasione dicemmo che sarebbe stato il primo e quasi certamente l'ultimo.Quel "quasi" ha cambiato molte cose....così il libro di Marzo è di quelli seri,Pappagalli Verdi di Gino Strada.Il libro è particolare,non vi aspettate l'edizione scritta di un Dottor House o uno E.R. pieno di parole sprizzanti sangue.Aspettatevi piuttosto un diario di guerra,di quelli che vi fanno meditare,pensare se la vostra vita ha tutto quel senso che fino ad ora le avevate dato.Ecco la recensione ufficiale del libro di Emergency:
Arriva quando tutti scappano, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che per lo più hanno un lungo strascico di sangue dopo la fine ufficiale dei conflitti: quando pastori e donne vengono dilaniati dalle tante mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando i bambini raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri: pappagalli verdi, li chiamano i vecchi afgani... In questo libro Strada mette a nudo le immagini più vivide, talvolta i ricordi più strazianti, le amarezze continue della sua esperienza, profondamente etica, in una fase storica che alcuni definiscono senza più valori".

Niccolò Ammaniti,Io non ho paura


Oggi vorrei proporvi un libro che ho letto in questo periodo.Non capiterà spesso che io vi proponga libri anzi stampate questo articolo e tenetelo come cimelio storico.
Il libro è secondo me il più bello che abbia mai letto.Racconta tramite l'italiano di un ragazzino di Acqua Traverse,cittadina nei pressi di Arezzo,la vita che egli fa finchè non trova per caso un altro bambino chiuso in ostaggio da un'intero paesino in cui sono tutti complici....La cosa più bella oltre al storia in sè che riesce a tenerti sempre con il fiato sospeso e gli occhi inccollati alle parole che si susseguono con una buona scorrevolezza è la descrizione dei paesaggi della campagna e dei vari personaggi a volte estremizzati che sembrano rappresentare un po' delle caratteristiche di vita.Tutto questo si completa con un linguaggio schietto e con una sensazione di pienezza interiore che si prova una volta finito il libro.Anche se avete visto il film il libro è molto più capace di farvi essere lì,accanto ai protagonisti che si divincolano cercando di sfuggire alla monotonia di campagna anche attraverso azioni criminali.